Questa la classifica dei racconti premiati, dal primo all’ottavo posto, con le relative descrizioni:
1) Dentro un anello – Giovanni Buttitta – Bagheria
Questo breve frammento di vita ci fa capire quanto sia difficile sapere la verità, e quanto questa sia a volte così lontana da noi. Una verità cercata dentro un anello, dentro un equivoco, dentro l’incapacità colpevole di spiegarsi meglio e con più calma.
2) Il settimo capretto – Luigi De Rosa – Piano di Sorrento
E’ orrore del passato. Ritorna perché è giusto che la gente sappia questa storia. Vera in ogni parte. Vera in ogni momento. E’ la storia del dolore e degli innocenti, della paura e della brutalità, della follia e ancora della follia perché solo la follia può giustificare quello che avveniva sul serio a Villa Azzurra.
3) La sagoma – Romolo Giovanni Capuano – Casagiove
Giocare a campana non dovrebbe essere un gioco distruttivo, ma felice, eppure, a volte, proprio quel gioco innocente può essere una distorsione del passato per poter rivivere un momento del presente che si vuole cristallizzare in un ricordo di felicità.
4) Parole leggere – Giorgio Bastonini – Latina
Forse potremmo pensare che i nostri figli ci nascondano qualcosa. Forse dovremmo ricordare chi eravamo noi. Il mondo che circonda il tratto della vita degli adolescenti oggi è molto, molto diverso da quello che affrontavamo noi. Siamo noi i distratti e i noncuranti e dobbiamo rendercene conto finché siamo in tempo.
5) Il futuro dimenticato – Monica Trentin – Vedano Olona
La guerra, a volte, entra dentro la vita per non lasciarla più. Nemmeno quando gli anni che sono trascorsi da quel momento sono talmente tanti che sembra di vivere un perenne presente in cui l’unica cosa importante è trovare una via di fuga dalla prigione che solo la mente ha costruito.
6) A lume di candela – Giovanni Scanavacca – Lendinara
E’ un sussurro che, lentamente, diventa un urlo. E c‘è rabbia. E’ come una richiesta di aiuto, una precisa richiesta di spiegazioni, una voglia di capire che esce dalle righe scritte con impeto, con foga, con ragione e sentimento.
7) Morte accidentale di un angelo – Daniela Raimondi – Alghero
Gli angeli non muoiono. O forse sì. Comunque sia, se un angelo morisse dovremmo chiederci perché. La morte di un angelo non potrebbe essere un fatto accidentale. O forse sì. Un angelo muore perché nessuno gli parla? O muore perché ci siamo dimenticati di lui? O magari muore di nostalgia?
8) 88 proverbi – Antonino Favara – Torino
Siamo circondati. Ne possiamo citare moltissimi, usarli a nostro piacimento, farli diventare il motto della nostra casata. Della nostra vita. Regalarli agli amici, distinguerli fra la folla delle parole. Possiamo saperli a memoria o dimenticarli. I proverbi sono questo, ma, avete mai provato a viverli?
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Anche quest’anno, in aggiunta ai racconti classificatisi dal primo all’ottavo posto, l’Associazione YOWRAS ha deciso di evidenziare altri otto racconti a cui è stata assegnata, ex aequo, una menzione speciale.
Questo l’elenco delle menzioni speciali con le relative descrizioni:
- Nel nome del padre – Marco Antonelli – Bovisio Masciago
Un racconto che parla di una preghiera. Dall’inizio alla fine, senza interruzioni. Una preghiera che arriva al cuore, come una stilettata. Lo sai che arriva, ma speri che non sia proprio quella. E’ sospensione che ti frega, perché quando leggi, intravedi il rovescio della medaglia, dove un’adolescente scopre come il peccato possa essere così bello che non puoi più farne a meno.
- Superotto – Paolo Dal Canto – Bergamo
Quando sono ottomilaottocentoottantotto esatti vuole dire che ti sei divertito. E se al divertimento si è unito anche uno che si chiama Superotto allora le cose cambiano e diventa tutto più difficile, ma non impossibile. E’ una sfida il racconto come lo è la vita del protagonista, che scivola tra una menomazione incredibile e la soluzione di tutti i guai, perché quando sei un Superotto, sei prima di tutto Super. Il resto non conta, o forse parte da otto.
- 765 granelli di polvere – Andrea Franchello – Cortemilia
In un futuro distopico, uno strano fenomeno regola la fine del mondo e lo polverizza. Letteralmente. Non c‘è molto altro da dire. E’ tutto qua. Non fosse che quella polverizzazione fonda il suo inizio e la sua fine sulla tristezza, rendendo tutto più amaro e più vero, e mentre stai leggendo ti senti scivolare, ridotto in polvere fine e impalpabile.
- A mio cugino – Andrea Fulgheri – Assemini
In ogni famiglia c‘è la pecora nera, quello che sbaglia sempre, che combina i guai e che, anche se non fa (quasi) nulla, viene inesorabilmente punito tra le risate complici di tutti gli altri. Tra cugini, si sa, ci si diverte, e uno scherzo ben fatto è proprio quello che ci vuole per pareggiare i conti con tutta la famiglia.
- L’altalena – Gianni Gandini – Albiolo
Ci sono delle volte che non riesci proprio a essere cattivo. Ti impegni, ti prepari, studi un piano perfetto, lo metti in pratica e alla fine ti accorgi che tutti ti dicono bravo. Questo è il dilemma: siamo cattivi sempre o non lo siamo mai veramente? La cattiveria è solo una risposta alla sorte che ci gira le spalle? E’ dura la vita del cattivo.
- Non sei quello che sembri – Mario Scarmoncin – Collegno
Facciamo attenzione alle apparenze. Facciamo attenzione ai piani ben congegnati. Facciamo attenzione alle nostre convinzioni. A volte pensiamo di essere la preda e siamo il cacciatore, mentre in altre occasioni siamo vittime del caso che mette sulla nostra strada un vero perfezionista, proprio come noi.
- La contessa nera – Eleonora Sciarratta – Grottammare
Una pagina scritta con grande maestria. Chiara. Secca. Precisa. Disarmante nel finale e disorientante fino all’ultimo. Vale la pena giungere al fondo per capire che la vendetta ideale può arrivare mentre siamo girati dall’altra parte.
- La bambina dalle mani troppo grandi – Vinicia Tesconi – Carrara
C‘è molta dolcezza nella storia di queste mani. La dolcezza si ritrova nei giorni ricordati, in quelli vissuti e in quelli degli altri. Si trova nelle cose fatte e in quelle che restano da fare. Si trova nel non risparmiarsi mai, sapendo che quel che faremo domani sarà perché lo facciamo con le nostre mani. Quanto siano grandi o piccine non ha importanza, sono le nostre mani a rendere felice il mondo.
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Nota bene: Non è in alcun modo prevista da parte dell’Associazione culturale YOWRAS la pubblicazione o la comunicazione di classifiche oltre l’ottavo posto.
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